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LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI
DIRITTI DELL’UOMO
I diritti umani sono FONDAMENTALI in quanto corrispondono ai bisogni vitali, spirituali e materiali della persona. Sono i diritti della persona alle libertà fondamentali civili, politiche, sociali, economiche, culturali. I diritti umani sono UNIVERSALI in quanto appartengono ad ogni essere umano per il solo fatto di essere tale, senza distinzione di razza, di colore, di pelle, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. I diritti umani sono INVIOLABILI in quanto sono i diritti di cui nessun essere umano può essere privato. I diritti umani sono INDISPONIBILI in quanto sono i diritti a cui nessuno può rinunciare, neppure volontariamente. Per questo venne stilata una dichiarazione con i diritti dell’uomo, inviolabili e non modificabili.
La “Dichiarazione universale dei diritti umani” venne approvata a Parigi il 10 dicembre 1948, con l’astensione dei paesi legati all’Unione Sovietica, dell’Arabia Saudita e del Sudafrica. La proclamazione avvenne all’indomani della Seconda Guerra Mondiale che aveva visto le più umilianti violazioni della dignità umana. La dichiarazione comprende 30 articoli:
-i primi 3 enunciano i diritti fondamentali;
-seguono i diritti civili: la protezione dalla schiavitù e dai trattamenti inumani, la protezione della vita privata, dell’onore, della reputazione, il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
-l’art. 21 enuncia i diritti politici;
-seguono i diritti economici, sociali e culturali: diritti all’istruzione e al pieno sviluppo della personalità.
Gli articoli sono i seguenti:
ART.1 Siamo tutti liberi ed uguali
ART.2 Diritto alla non discriminazione
ART.3 Diritto alla vita
ART.4 Nessuna schiavitù
ART.5 Nessuna tortura
ART.6 Hai diritti ovunque tu vada
ART.7 Tutti sono uguali davanti alla legge
ART.8 I tuoi diritti umani sono protetti dalla legge
ART.9 Nessun arresto arbitrario
ART.10 Diritto a un processo
ART.11 Diritto alla presunzione di innocenza: siamo innocenti fino a che la colpevolezza non sia stata provata
ART.12 Diritto alla privacy
ART.13 Libertà di movimento
ART.14 Diritto di asilo
ART.15 Diritto alla nazionalità
ART.16 Diritto al matrimonio e alla famiglia
ART.17 Diritto alla proprietà
ART.18 Libertà di pensiero
ART.19 Libertà di espressione
ART.20 Diritto di riunione e di associazione
ART.21 Diritto alla democrazia
ART.22 Sicurezza sociale
ART.23 Diritto dei lavoratori
ART.24 Diritto allo svago
ART.25 Diritto ad un tetto e ad un cibo per tutti
ART.26 Diritto all’istruzione
ART.27 Diritto d’autore
ART.28 Diritto ad un mondo libero e giusto
ART.29 Responsabilità
ART.30 Nessuno può toglierti i tuoi diritti umani
ABBATTISTA Alessandra BRINDICCI Giulia SAMARELLI Mauro SGOBBA Serena
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NELSON MANDELA
Nelson Rolihlahla Mandela, nato a Mvezo il 18 luglio 1918, è stato un politico e attivista Sudafricano, presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999.All’ età di 22 anni si ribellò ai matrimoni combinati che vigevano all’epoca: non accettò in particolare di doversi legare, ad una ragazza scelta per lui dal capo della tribù di appartenenza. Per sfuggire alle nozze, Mandela scappò nella capitale Johannesburg assieme al cugino anche lui determinato a ribellarsi a questo sistema.
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Da studente universitario, iniziò subito ad impegnarsi in modo attivo contro il regime, all’epoca minoritario che violava i diritti umani della cittadinanza, fondando l‘associazione Youth league. Nel 1984, in Sudafrica, poi, con la vittoria delle elezioni per il partito nazionale, mise in atto una politica discriminatoria che mirava a creare un apartheid all’interno della società; è qui che le azioni anti-discriminatorie di Mandela divennero ancora più importanti, vista la gravità della situazione sociale che si stava sviluppando.
La sua ispirazione politica venne influenzata dal marxismo.
All'epoca dell'arresto, che lo condurrà ad una prigionia di 27 anni, era membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Sudafricano.
Insieme al presidente de Klerk era protagonista delle trattative che portarono all'abolizione dell'apartheid all'inizio degli anni novanta, venne eletto presidente nel 1994, nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica, rimanendo in carica fino al 1999.
Si ritirò dalla vita politica nel 1999, ma conquistò il titolo di ambasciatore dello stato Sudafricano, continuando a sostenere varie organizzazioni finalizzate al contrasto ad ogni tipo di discriminazione e pregiandosi di centinaia di premi e riconoscimenti di livello internazionale. Tra questi, una merita certamente: il prestigioso premio Nobel per la Pace che gli fu conferito nel 1993, poco prima di abbandonare la politica.
Negli ultimi anni della sua vita, Mandela si dedicò solamente alla vita privata ed alla sua famiglia per un serio problema di salute di natura polmonare, decedendo infine il 5 dicembre 2013 a Johannesburg, divenendo così simbolo eterno di lotta alle ingiustizie, al razzismo ed alle discriminazioni. Nelson Mandela è stato e resterà qualcuno profondamente ricco di significato; un vero e proprio punto di riferimento anche per le future generazioni.
L’ apartheid
Mandela ha messo in pericolo la propria libertà, per impegnarsi attivamente nella lotta contro l'apartheid, ovvero il regime di segregazione razziale fondato in Sudafrica dopo la Seconda Guerra Mondiale e restato in vigore fino all'anno 1993.
L’ apartheid prevedeva fondamentalmente la separazione dei bianchi dai neri (nelle zone occupate da quest'ultimi) ed il confinamento degli abitanti di colore in appositi ghetti. Lui però, venne arrestato e condannato all'ergastolo dalle forze dell'ordine del Sudafrica nell'anno 1962, con l'accusa di sabotaggio e tradimento. L'arresto di questo personaggio rappresentò lo specchio del regime sudafricano, così molti dei movimenti anti-apartheid protestarono aspramente richiedendo a gran voce la propria liberazione.
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GANDHI
Gandhi nasce il 2 Ottobre 1896 a Porbandar una famiglia che appartiene alla comunità modh,gruppo che si occupa del commercio e quindi ad un gruppo ricco e privilegiato. All’età di 17 anni si reca a Londra a studiare per avvocato presso la University College. A Londra Gandhi si adatta alle abitudini inglesi vestendosi come un gentleman. In seguito rientrò in India e non avendo avuto grande successo nella professione,finì per accettare da una compagnia locale un incarico di un anno in Sud Africa. Questa esperienza modificò totalmente la sua vita,infatti non fu più timido,moderato e politicamente indifferente ma si occupò di opporsi alle umiliazioni e le oppressioni che subivano gli indiani nel paese africano.
Fu un anno durante il quale i coloni europei imposero delle ingiustizie a causa del colore della loro pelle e quando terminò il suo contratto,Gandhi decise di aiutare la causa degli indiani a cui si voleva proibire il diritto di voto. Non riuscì a contrastare la legge ma riuscì a dare importanza al problema e alle proteste della comunità indiana. Per questo,nel 1906, Gandhi istaurò per la prima volta una protesta non violenta dal nome Ahisma. Essa si basò sugli abusi accaduti in Sud Africa guidando i suoi seguaci alla disobbedienza civile durante 7 anni di lotta pacifica,che portò la sua carcerazione e quella di alcuni indiani mentre per altri l’uccisione. Ma la rabbia che si espanse in Europa, per i metodi utilizzati contro i pacifici indiani, costrinse il governo sudafricano a giungere ad un compromesso con Gandhi. Allo scoppiare della prima guerra mondiale, Gandhi tornò in India portando con se il suo bagaglio di esperienza africana e la fama da questa derivatagli.
La nuova conoscenza politica e civile che le esperienze e gli anni sudafricani gli avevano comportato, costituirono un profondo cambiamento nello spirito di Gandhi. Nel 1915 un suo grande ammiratore lo nominò Mahatma, grande anima. Un titolo però che Gandhi sempre rifiutò, non considerandosene degno. Nel 1919 il governo coloniale britannico promulgò una legge, il Rowlatt Act, con la quale si autorizzava la carcerazione, senza processo, dei sospetti di sedizione. In India già moti volevano organizzare una ribellione a causa di una ingiusta riforma della legge agraria che condannava le classi più povere. Gandhi allora fece un appello alla popolazione, incitandola alla resistenza passiva come anni prima in Sud Africa.
Ma nonostante ciò la protesta sfociò in disordini in tutto il Paese e che culminarono con il massacro di Amritsar, dove centinaia di persone vennero uccise e al quale seguì l'instaurazione della legge marziale. Gandhi interruppe la protesta per porre fine ai disordini, ma aveva intanto ottenuto un posto stabile al centro del movimento indiano per l'indipendenza. Sotto la sua guida il Partito del Congresso venne riorganizzato nel 1921, e una nuova Costituzione dello stesso fu promulgata con l'inclusione della Swaraj, indipendenza, tra gli obiettivi dichiarati. La partecipazione fu aperta a tutti e il Partito si trasformò in una diffusa organizzazione di massa. La sua politica di nonviolenza e di disobbedienza civile si ampliò con la Swadeshi policy, il boicottaggio delle merci estere, principalmente quelle di provenienza britannica.
Cominciò così il movimento Khadi, la tessitura casalinga, nel quali riuscì a coinvolgere le donne indiane che fino ad allora non avevano potuto partecipare alle proteste, considerate inappropriate al mondo femminile. Le donne di tutte le classi cominciarono a filare e tessere producendo i propri tessuti, a discapito di quelli inglesi prodotti in Gran Bretagna col cotone indiano e soggetti a monopolio. Si boicottarono le istituzioni britanniche, le scuole e i tribunali, rifiutate le onorificenze e i titoli, lasciati gli impieghi governativi. La partecipazione popolare fu impressionante, ma un nuovo scoppio di violenza nel Febbraio del 1922 indusse Gandhi a sospendere la campagna. Fu immediatamente arrestato per sedizione. Dopo due anni di carcere ed in sua assenza, il Partito del Congresso si era diviso in due fazioni e anche l'iniziale unità tra indù e musulmani nella lotta per l'indipendenza stava venendo meno.
Nell'autunno del 1924, Gandhi cercò di ricongiungere queste fratture con un digiuno di 3 settimane, col quale ottenne comunque solo un successo temporaneo. Da quel momento si mantenne ai margini della vita politica per qualche anno, per reinserirsi nel 1928 a un congresso del Partito tenutosi a Calcutta, durante il quale sfidò gli Inglesi con la minaccia di una nuova campagna di boicottaggio, dopo che il governo britannico aveva promulgato una nuova Costituzione per il Paese senza includere nessun rappresentante indiano tra i Costituenti. Ma nel Marzo del 1930 Gandhi intraprese una nuova battaglia rimasta celebre come la Marcia del sale di Dandi, durante la quale attraversò a piedi lo Stato del Gujarat per andare a procurarsi da solo il suo sale, sulla sua spiaggia:
sale sul quale gli Inglesi avevano apposto tasse. Migliaia di Indiani si unirono e lo seguirono nella marcia e più di 60.000 furono gli arrestati, ma al termine il Governatore inglese dovette scendere a patti con Gandhi. Nel 1931 i prigionieri politici vennero liberati e Gandhi fu invitato a Londra, come unico rappresentante del Congresso Nazionale Indiano ai negoziati noti come la "Conferenza della tavola rotonda". Ma nonostante le apparenze questi si risolsero in un nulla di fatto ed inoltre il Governatore succeduto in India al precedente riaprì la campagna di repressione contro i nazionalisti indiani. Gandhi venne nuovamente arrestato. Contro la decisione del governo britannico, di assegnare seggi separati alla popolazione degli intoccabili, Gandhi iniziò un nuovo sciopero della fame che venne interrotto dopo 6 giorni nel 1932, quando il governo rinegoziò la proposta.
Iniziò da quel momento l'attività di Gandhi volta a migliorare le condizioni di vita dei fuori casta, che ribattezzò Harijans, figli di Dio. Con un nuovo digiuno di 3 settimane continuò la protesta contro l'oppressione britannica nel 1933 e nel 1934 subì tre attentati. Ma divenuto ormai scettico a proposito delle reali convinzioni nonviolente dei suoi colleghi di partito, Gandhi si dimise dallo stesso, scegliendo come suo successore Jawaharlal Nehru, e si dedicò principalmente all'educazione dell' India rurale e alla campagna in favore degli Harijan. Quando scoppiò la Seconda Guerra mondiale, nel 1939, Gandhi pur essendo profondamente colpito dalle sofferenze causate dal Nazi-Fascismo, dichiarò di non poter appoggiare la guerra di libertà degli Inglesi, quando questi negavano la stessa all' India, e che solo un seguente miglioramento della situazione gli avrebbe fatto sposare la causa degli Alleati.
La risposta britannica fu ancora una volta negativa e contemporaneamente venne alimentata la tensione già esistente fra le comunità indù e musulmana. Così Gandhi, col celebre discorso ricordato come Quit India, Lasciate l' India, ridiscese in campo, scatenando un movimento popolare per l'indipendenza senza precedenti, che portò ad arresti di massa e violenze inaudite. Fu arrestato nel 1942 e detenuto per altri due anni, ma la permanenza britannica in India era ormai diventata troppo onerosa e problematica per gli stessi inglesi che in fine abbandonarono il Paese. Ottenuta l'indipendenza, nel 1947, la tensione tra le comunità religiose era però giunta al limite; nonostante ciò Gandhi si oppose con tutte le sue forze alla partizione del territorio indiano su basi religiose. Non celebrò infatti con gli altri protagonisti a Delhi il giorno del passaggio di potere dai Britannici agli Indiani, rimanendo a Calcutta in solitudine, lamentando la decisione di creare due Stati, un Pakistan musulmano e una India laica a maggioranza Indù.
Fu assassinato a New Delhi il 30 Gennaio del 1948, da Nathuram Godse, un brahmano indù fondamentalista. Asserì di aver ucciso Gandhi perché, grazie ad un suo sciopero della fame ad oltranza, questi aveva ottenuto il pagamento del governo indiano della somma di 550 milioni di rupie al neonato Pakistan, pagamento che era previsto negli accordi della partizione e che successivamente il governo indiano si era rifiutato di pagare in rappresaglia all'invasione pakistana dall'allora regno indipendente del Kashmir. Il 2 ottobre, giorno di nascita del Mahatma, e' stato proclamato dall'Onu nel Giugno del 2007 Giornata Mondiale della Non Violenza. Le Nazioni Unite ne hanno deciso la commemorazione "Per diffondere nel mondo il messaggio gandhiano.
Allegretta Ylenia, Di Pierro Sara, Angione Mattia, Occhionigro Marika, Sgobba Serena
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PAPA GIOVANNI XXIII:
IL “PAPA BUONO”
I credenti ricordano Angelo Giuseppe Roncalli, papa Giovanni XXIII, come il “papa buono”.
Nasce il 25 Novembre 1881 vicino Bergamo, quarto di tredici figli di Battista Roncalli e Marianna Mazzola, in una famiglia contadina.
A undici anni, nel 1892 entra nel seminario di Bergamo e nel 1901 continua gli studi a Roma come alunno del Seminario Romano dell’Apollinare.
Nel 1905 il vescovo di Bergamo lo sceglie come segretario personale, insegnando la storia della Chiesa al seminario della stessa città.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, è congedato con il grado di tenente cappellano e nel 1921 papa Benedetto XV lo nomina monsignore e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell’Opera della Propagazione.
Anni dopo, durante la Seconda guerra mondiale, interviene aiutando gli ebrei in fuga dagli stati europei occupati dai nazisti vivendo anche una situazione difficile, quando nel 1944 è nominato Nunzio Apostolico a Parigi, perché molti vescovi vengono accusati di aver collaborato con i tedeschi nazisti.
Nel 1953 diventa cardinale e partiarca di Venezia e, con sua grande sorpresa, alla morte di papa Pio XII viene eletto papa il 28 ottobre 1958 scegliendo il nome di Giovanni XXIII. Introduce molte novità nel pontificato, come l’aumento a 75 cardinali, durante il suo primo Natale da papa visita i bambini malati nell’ospedale romano Bambin Gesù benedicendoli, così come fece il giorno seguente nella prigione della stessa città di Regina Coeli. Il 2 Dicembre 1960 in Vaticano, il “papa buono” incontra Geoffrey Francis Fisher, arcivescovo di Canterbury, è la prima volta dopo quattrocento anni che un capo della Chiesa Anglicana visita il papa.
L’11 ottobre 1962, nella serata d’apertura del Concilio, piazza San Pietro e piena di gente che a gran voce lo chiama ad affacciarsi.
Il papa straordinariamente si presenta alla finestra pronunciando il “discorso della luna”.
Dal settembre dello stesso anno, si erano manifestate le avvisaglie di un tumore allo stomaco.
Nell’aprile del 1963 firma l’enciclica Pacem in Terris; un mese dopo, l’11 maggio, riceve dal Presidente della Repubblica italiana il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace.
Poco prima della sua morte, avvenuta il 3 Giugno 1963, papa Giovanni XXIII dice al suo segretario:”Perché piangere? E’ un momento di gioia questo, un momento di gloria”.
E’ dichiarato beato il 3 Settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II; viene canonizzato da papa Francesco in una cerimonia con il papa emerito Benedetto XVI e con papa Giovanni Paolo II il 27 aprile 2014.
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John Fitzgerald Kennedy
John Fitzgerald Kennedy nacque a Brookline, nel Massachusetts, il 29 maggio 1917, da Joseph P. Kennedy e Rose Fitzgerald, membri di due famiglie di Boston molto in vista (il nonno materno fu a lungo sindaco della città). Da ragazzo John, soprannominato da tutti "Jack", frequentò la "Dexter School" e, in seguito al trasferimento della famiglia da Boston a New York, fu iscritto alla "Canterbury School" di New Milford, una scuola privata. Lì ebbe una breve esperienza scout.
Successivamente passò al Choate Rosemary Hall, un collegio di Wallingford, nel Connecticut. Nell'autunno del 1935 si iscrisse all'Università di Princeton, ma fu costretto a lasciarla prima della fine dell'anno dopo aver contratto l'itterizia. L'autunno successivo incominciò a frequentare l'Università di Harvard. Durante gli anni universitari Kennedy visitò l'Europa due volte, recandosi nel Regno Unito dove il padre era ambasciatore.
L'arruolamento in marina e la seconda guerra mondiale
Nella primavera del 1941 Kennedy si arruolò volontario nell'esercito, ma venne riformato, principalmente per via della sua colonna vertebrale, lesa da una frattura subita sei anni prima in un incidente calcistico a Harvard.[5] Tuttavia dopo l'attacco di Pearl Harbor, con l'aiuto delle raccomandazioni del padre, la marina statunitense lo arruolò.[5] Durante questo periodo Kennedy, mentre infuriava la seconda guerra mondiale, partecipò a diverse missioni nel teatro del Pacifico e conseguì il grado di sottotenente di vascello e il comando della motosilurante PT-109, con base nell'isola di Tulagi, appartenente all'arcipelago delle isole Salomone.[6]
Per queste azioni di guerra Kennedy ricevette una medaglia, la Navy and Marine Corps Medal.
Le conseguenze sulla salute di Kennedy
Le enormi fatiche cui si era sottoposto durante l'azione del salvataggio del suo equipaggio lo debilitarono notevolmente e costituirono il presupposto per futuri malanni. Contrasse la malaria e, quando rientrò in patria, pesava solo 58 kg e soffriva di sciatica.[9] Fu quindi operato di ernia del disco. Nel 1946 gli fu diagnosticata la malattia di Addison, ma dopo tre anni di cure a base di cortisone si scoprì che non si trattava di questo tipo di malattia, bensì di un'insufficienza renale, conseguenza degli sforzi fisici compiuti quella drammatica notte di nuoto e della successiva malaria.
Inizi della carriera politica
Dopo la seconda guerra mondiale fece il suo ingresso in politica, in parte anche per compensare il vuoto lasciato dal popolare fratello Joseph Jr., su cui la famiglia Kennedy aveva puntato molte delle sue speranze, ma che perì in guerra. Nel 1946 il deputato James M. Curley lasciò il suo seggio, corrispondente a un distretto elettorale a grande maggioranza democratica, per diventare sindaco di Boston;[10] Kennedy corse per quel seggio e batté il rivale repubblicano con un ampio margine. Fu rieletto due volte, con risultati spesso contrastanti rispetto a quelli del presidente Harry Truman e del resto del Partito Democratico.
Nel 1951, durante un viaggio in Estremo Oriente, mentre si trovava in Giappone fu colpito da altissima febbre (oltre 40 °C) e ricoverato all'ospedale militare di Okinawa.
Nel 1952 Kennedy si candidò per il Senato con lo slogan «Kennedy farà di più per il Massachusetts». Con una vittoria a sorpresa sconfisse il favorito candidato repubblicano Henry Cabot Lodge, Jr. con un margine di soli 70.000 voti.
Nei due anni successivi subì diversi interventi chirurgici alla colonna vertebrale: gli venne inserita una placca metallica che gli provocò un'infezione quasi fatale; un successivo intervento si rese necessario per rimuovere la placca metallica e, dopo un lungo periodo di letto, poté incominciare nuovamente a camminare con una stampella, ma la rottura della stampella provocò una brutta caduta e Kennedy dovette nuovamente riprendere il letto. Per tutto questo fu spesso assente dal Senato. Durante questo periodo pubblicò il libro Profiles in Courage, in cui venivano raccontati otto casi in cui senatori statunitensi di entrambi i partiti rischiarono le loro carriere pur di non rinnegare i loro ideali personali
(John Quincy Adams, Daniel Webster, Thomas Hart Benton, Sam Houston, Edmund G. Ross, Lucius Lamar, George Norris e Robert A. Taft). Il libro vinse il premio Pulitzer del 1957 per le biografie.
Nel 1955, ancora sotto i postumi dell'infezione e colpito da una forma di anemia, si recò a New York presso lo studio medico di una dottoressa, certa Janet Travell, che aveva fama di saper curare con novocaina le contratture muscolari. La terapia contro le contratture si rivelò effimera, ma in compenso fu proprio la Travell a scoprire che la gamba sinistra di Kennedy era più corta della destra di oltre un centimetro:[17] tale difformità, incredibilmente mai notata da alcun clinico in precedenza, aveva sottoposto la spina dorsale di Kennedy a un continuo movimento di oscillazione, contrastato dai muscoli spinali, che per lo sforzo si trovavano in continuo stato di sovraccarico.
La differenza fu compensata con l'uso di una scarpa sinistra dal tacco più alto di quello destro e da una fascia lombare speciale. Tutto ciò recò grande sollievo a Kennedy che sconfisse l'anemia con una speciale dieta e poté riprendere la sua attività politica con rinnovato vigore.Nel 1956 Kennedy propose la sua nomination per candidarsi alla vice-presidenza per il Partito Democratico, ma il partito gli preferì il delegato del Tennessee Estes Kefauver. Tuttavia gli sforzi di Kennedy fecero crescere la reputazione del giovane senatore nel partito. Kennedy votò a favore della formulazione definitiva del Civil Rights Act del 1957, dopo aver votato per il "Jury Trial Amendment", che ridusse l'efficacia della legge, ostacolando il rinvio a giudizio per gli autori delle violazioni. Tra i primi sostenitori della campagna presidenziale di Kennedy si annoverarono infatti anche segregazionisti convinti come James Eastland, John McClellan e il governatore del Mississippi James Coleman.
L'elezione a Presidente
Il giuramento di Kennedy al suo insediamento come presidente.
« Ask not what your country can do for you – ask what you can do for your country »
Non chiedete cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese. »
Dal discorso d'insediamento di John Fitzgerald Kennedy, 20 gennaio 1961)
Nel 1960 Kennedy dichiarò il suo intento di correre per la presidenza degli Stati Uniti. Nelle elezioni primarie del Partito Democratico si contrappose al senatore Hubert Humphrey del Minnesota, al senatore Lyndon B. Johnson del Texas e ad Adlai Stevenson II, candidato democratico nel 1952 e nel 1956 che, pur non correndo ufficialmente, era uno dei favoriti. Kennedy vinse le elezioni primarie in Stati chiave come il Wisconsin e la Virginia Occidentale e giunse da favorito alla convention democratica di Los Angeles nel 1960.
Il 13 luglio 1960 il Partito Democratico nominò Kennedy candidato alla presidenza. Kennedy chiese a Lyndon Johnson di essere il suo candidato alla vicepresidenza, nonostante gli scontri tra i due durante le elezioni primarie. Johnson, contrariamente alle previsioni del personale di Kennedy, accettò.
Nelle elezioni presidenziali del 1960 Kennedy batté Nixon in una competizione molto serrata e all'età di quarantatré anni divenne il primo presidente cattolico e il più giovane presidente eletto (Theodore Roosevelt era più giovane, ma divenne presidente subentrando a William McKinley quando questi fu assassinato).
Funerali di Kennedy.
Il presidente Kennedy fu assassinato a Dallas, in Texas, il 22 novembre 1963 alle 12:30, ora locale, mentre era in visita ufficiale alla città. Fu un evento straordinario e devastante per la vita di molti statunitensi. «Dov'eri quando hanno sparato a Kennedy?» fu una domanda posta di frequente negli anni successivi e continuò a risuonare per decenni dopo il fatto.
Ritratto del presidente Kennedy (Aaron Shikler).
Lee Harvey Oswald venne arrestato dalla Polizia di Dallas alle 13:50 in un cinema poco distante da Dealey Plaza, quindi alle 19:00 accusato di aver ucciso un poliziotto di Dallas e alle 23:30 di aver assassinato il presidente nel quadro di una "cospirazione conservatrice". Oswald venne a sua volta ucciso due giorni dopo, il 24 novembre, prima di venire portato in tribunale – dunque senza che ci fosse stato il tempo di intentare a suo carico alcun processo – all'interno del seminterrato della stazione di polizia di Dallas da Jack Ruby, il proprietario di un night club di Dallas noto alle autorità per i suoi legami con la mafia. Ruby giustificò il suo gesto sostenendo di essere un grande patriota e di essere rimasto turbato dalla morte di Kennedy. Cinque giorni dopo la morte di Oswald il presidente Lyndon B. Johnson creò la Commissione Warren, presieduta dal giudice Earl Warren, per indagare sull'omicidio. Kennedy venne sepolto presso il John Fitzgerald Kennedy Gravesite, nel cimitero nazionale di Arlington, in Virginia.
IL suo sogno
“Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta, una frontiera di sconosciute opportunità e pericoli, una frontiera di speranze inappagate e di minacce. La Nuova Libertà di Woodrow Wilson aveva promesso alla nostra nazione una nuova struttura politica ed economica. Il “New Deal” di Franklin Roosevelt aveva promesso sicurezza e assistenza ai bisognosi. Ma la Nuova Frontiera di cui parlo non é una serie di promesse, è una serie di sfide. Riassume non ciò che ho intenzione di offrire al popolo americano, ma ciò che ho intenzione di chiedere loro. Fa appello al loro orgoglio, non al loro portafogli; offre la promessa di un ulteriore sacrificio invece di un ulteriore sicurezza. Ma vi dico che la Nuova Frontiera é qui, sia che la cerchiamo o no. Oltre quella frontiera ci sono le inesplorate aree della scienza e dello spazio, problemi irrisolti di pace e guerra, ignoranza e pregiudizi, domande di povertà ed eccedenza a cui non si riesce a dare risposta.
Sarebbe più facile ritirarsi da quella frontiera, guardare alla sicura mediocrità del passato, essere calmati dalle buone intenzioni e dall’alta retorica e quelli che preferiscono quella direzione, non dovrebbero votarmi.”
(Memorial Coliseum, Los Angeles, 15 luglio 1960)
L’amministrazione Kennedy, negli anni ’60, intraprese un’azione politica riformatrice, sia in materia di disarmo e di distensione internazionale, sia soprattutto in politica interna. Egli attuò infatti dei programmi di “guerra alla povertà” ed alla disoccupazione, prese dei provvedimenti a favore dell’istruzione e diede vita al progetto di legge contro la discriminazione razziale nei luoghi pubblici, nelle scuole e nelle imprese, a sostegno delle battaglie per i diritti civili intraprese dal movimento di protesta dei neri.
Per quanto riguarda la discriminazione razziale, la Corte Suprema statunitense si era pronunciata nel 1954 contro la segregazione razziale nelle scuole pubbliche, vietandola. Tuttavia, c’erano ancora molte scuole, soprattutto negli stati meridionali, che non rispettavano questa decisione. Inoltre rimanevano ancora in vigore le pratiche di segregazione sugli autobus, nei ristoranti, nei cinema e in molti altri luoghi pubblici. Migliaia di statunitensi di tutte le razze ed estrazione sociale si unirono per protestare contro questa discriminazione. Kennedy in quel periodo sostenne l’integrazione razziale ed i diritti civili e chiamò inoltre a sé, durante la campagna elettorale del 1960, la moglie dell’allora imprigionato reverendo Martin Luther King, guadagnandosi così il consenso della popolazione nera alla sua candidatura.
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MARTIN LUTHER KING
Martin Luther King Jr. è nato nel 15 gennaio 1929 ad Atlanta, è stato un pastore protestante, politico e attivista statunitense, ed era anche capo per i diritti civili degli afroamericani.
Il suo nome è stato accostato a Gandhi e a Richard Gregg, che hanno teorizzato la lotta non violenta. Nel 1957 fonda un’associazione di nome “Southern Christian Leadership Conference” che era un movimento
fondatosi su ferrei regolamenti legati alla non violenza di stampo gandhiano. Il culmine del movimento si ha il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington, quando pronunciò il suo discorso più famoso di nome “I have a dream”: « I have a dream that my four little children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin, but by the content of their character. I have a dream today! »
Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno! »
Durante gli anni di lotta, King viene più volte arrestato a causa di violenze e arresti di massa alla conclusione della manifestazione da lui organizzata.
Nel 1966 si trasferisce a Chicago ed entra in conflitto con la Casa Bianca a causa della modifica di impostazione di guerra. Egli si dichiara contrario alla guerra del Vietnam e non condanna le violenze ripetute delle organizzazioni estremiste, denunciando però le condizioni di miseria e degrado nei ghetti delle metropoli. Nel 4 aprile del 1968 si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città.
La stessa sera verso le ore 19 era sulla veranda dell’albergo, intrattenutosi a parlare con i suoi collaboratori, quando vennero sparati diversi colpi di fucile ed ormai il destino di King, caduto per terra, era già stato segnato dal suo assassinio, che per i momenti di panico che seguirono, riuscì a fuggire indisturbato. Il killer fu arrestato pochi mesi dopo a Londra ma rivelò che non fu lui l’uccisore di King, ma sosteneva di sapere il nome del vero colpevole.
La stessa notte a Londra il “falso killer” di King fu assassinato nella cella dove fu rinchiuso. Ancora oggi il vero nome dell’assassino di Luther King non è stato scoperto, intanto per ricordarlo con onore gli sono state dedicate delle piazze, vie, ed alcuni brani da cantanti famosissimi.
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LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI
DIRITTI DELL’UOMO
I diritti umani sono FONDAMENTALI in quanto corrispondono ai bisogni vitali, spirituali e materiali della persona. Sono i diritti della persona alle libertà fondamentali civili, politiche, sociali, economiche, culturali. I diritti umani sono UNIVERSALI in quanto appartengono ad ogni essere umano per il solo fatto di essere tale, senza distinzione di razza, di colore, di pelle, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. I diritti umani sono INVIOLABILI in quanto sono i diritti di cui nessun essere umano può essere privato. I diritti umani sono INDISPONIBILI in quanto sono i diritti a cui nessuno può rinunciare, neppure volontariamente. Per questo venne stilata una dichiarazione con i diritti dell’uomo, inviolabili e non modificabili.
La “Dichiarazione universale dei diritti umani” venne approvata a Parigi il 10 dicembre 1948, con l’astensione dei paesi legati all’Unione Sovietica, dell’Arabia Saudita e del Sudafrica. La proclamazione avvenne all’indomani della Seconda Guerra Mondiale che aveva visto le più umilianti violazioni della dignità umana. La dichiarazione comprende 30 articoli:
-i primi 3 enunciano i diritti fondamentali;
-seguono i diritti civili: la protezione dalla schiavitù e dai trattamenti inumani, la protezione della vita privata, dell’onore, della reputazione, il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
-l’art. 21 enuncia i diritti politici;
-seguono i diritti economici, sociali e culturali: diritti all’istruzione e al pieno sviluppo della personalità.
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- END >
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