C'era una volta...

in una città del Nord,

una piccola casa

in cui vivevano

una mamma e sua figlia.

In quella piccola famiglia,

non c' era pace...

La mamma

lavorava tantissimo in una clinica

per riportare i soldi a casa,

ma poi li spendeva per comprare

i vestiti e i giochi più belli...

In breve, per esaudire

ogni desiderio di sua figlia.

Quando tornava a casa dai suoi turni nei quali aveva salvato tantissimi pazienti,

doveva sistemare tutto perché Eve, 

la sua amata Eve

(era quello il nome della figlia)

non si occupava né della pulizia, né dell' ordine.

Ogni giorno, la sua cameretta si trasformava in un tale soqquadro che neanche volendo, riuscivi a fare.

E toccava alla madre riordinare tutto,

e poi, stanchissima, ascoltare le sue

infinite richieste.

Ma, più faceva, più le dava ciò che voleva,

più lei pretendeva:

non si accontentava mai.

E non solo a casa

non aveva voglia di affaticarsi,

anche a scuola non faceva niente:

voleva solo brillare e pretendere...

Una sera, la madre,

stanca delle sue fatiche iterminabili, crollò a piangere in cucina, Eve non la sentì,

stava giocando (come sempre, ormai)

sul suo telefonino

e, le sue cuffie,

stavano liberando il mondo da una persona.

Colei che sentì, invece, quel lamento,

fu la fata Aset,

che accarezzò la povera donna,

promettendole di aiutarla

e...

in un turbinio di luci...

Era il mattino dopo,

e Eve lo iniziò come sempre:

'' Dammi le mie ciabatte!''

era strano, nessuna risposta,

ancora:

''Dove è la mia colazione?!''

nessuna risposta.

Scese scocciata dal letto,

perlustrò tutta la casa,

ma della madre nemmeno l' ombra...

E fu così anche il giorno dopo,

e quello dopo ancora...

Eve fu affidata alla zia,

la sorella della madre,

che però neanche conosceva,

ovvero neanche le interessava...

Riconobbe che quella era la sorella

perchè aveva gli stessi occhi,

ma in nient' altro le assomigliava.

Il viso era pieno di rughe,

le dita assomigliavano a zampe di rapaci,

con unghie lunghissime,

il corpo era secco e gobbo,

ma la cosa più spaventosa,

era la voce che la zia alzava

sempre e solo per comandarla.

Si capiva che era malata,

di tutto.

A Eve cambiò la vita.

Lei dovette iniziare a badare a se stessa

e anche a fare tutti i lavori di casa,

perchè la zia non le dava niente,

ma la obbligava a prendersi cura di tutto ciò che possedevano...

La ragazza, con lei, persino a scuola doveva eccellere per riportare solo dieci

e non farla arrabbiare

perchè altrimenti la puniva

facendole riscrivere interi libroni o,

assicurandosi di farle imparare a memoria

lunghissimi poemi.

Le stagioni iniziarono a rincorrersi

come in una corsa campestre...

cosi passarono i mesi,

gli anni, e insieme a loro

passò la svogliatezza di Eve;

era diventata una studentessa modello

pronta ad aiutare sempre e ognuno.

Scelse la facoltà di medicina:

la cosa che più le ricordava la madre,

infatti, l' unico oggetto che custodiva con gelosia,

era il suo stetofonendoscopio...

Studiava di giorno e lavorava di notte

negli ospedali per aiutare coloro che non avrebbe aiutato nessuno perchè erano

sull' uscio della casa della morte.