Dedicato a tutti i bambini che credono nell'amicizia

In un luogo lontano lontano, ma molto lontano, vicino ad un bosco fitto di alberi verdi e altissimi, sorgeva un paesino piccolo piccolo che si chiamava Happy Place.













Come dice il nome stesso, era un luogo felice, dove gli abitanti vivevano serenamente, in pace tra loro; si conoscevano tutti e, soprattutto, tutti ma proprio tutti erano amici e si volevano un mondo di bene.









Nel paese di Happy Place le case erano di modeste dimensioni, avevano un solo piano con le facciate dipinte con colori vivaci: rosso, verde, arancio, giallo. Chiunque veniva a visitarlo, rimaneva affascinato da quei colori che esprimevano la gioia e l’allegria delle persone, che abitavano quelle case. Inoltre, a fare da cornice alle facciate, c’erano i balconi con tantissimi fiori: margherite, gerani, tulipani, rose che rendevano ancora più belle tutte le case.














I cittadini di Happy Place erano molto attenti a mantenere l’ordine e la pulizia per le vie del loro paese; non gettavano cartacce per terra, facevano in modo ordinato e preciso la raccolta differenziata dei rifiuti, rispettavano le aree verdi e il parco giochi dove ogni pomeriggio i bambini andavano a trascorrere allegramente il loro tempo libero.





Un giorno in quel paesino arrivò un nuovo abitante: si chiamava Pietro. Pietro aveva un aspetto burbero; era poco cordiale con i vicini, non sorrideva mai e non amava scambiare neanche una parola con nessuno; insomma, era un uomo solitario.




Era talmente antipatico, che tutti i bambini di Happy Place avevano addirittura paura di avvicinarsi a lui e alla sua casa. Anche il suo cane, Bobby scorrazzava per le strade e quando incrociava qualcuno gli ringhiava contro.


Una volta, Gimmy, un bambino che abitava accanto alla casa di Pietro, gli chiese:





“perché il tuo cane non si lascia accarezzare”?
“lascia in pace me e Bobby, se non vuoi che ti morda. Noi vogliamo essere lasciati in pace; vattene via e non disturbarci”.
Gimmy era un bambino molto educato e obbediente, così se ne andò. Ma, nello stesso tempo, era convinto che non fosse una buona cosa che Pietro e Bobby vivessero così isolati da tutti. Promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per far tornare il sorriso sul volto di Pietro e che avrebbe reso Bobby un cane docile e felice.

Così un pomeriggio, riunì tutti i suoi compagni e disse loro:




“Secondo me Pietro e Bobby sono tristi perché non conoscono il significato dell’amicizia. Dobbiamo fare qualcosa per far cambiare loro idea”.




“Si, è vero, non possono continuare a vivere in questo modo”;.




“anch’io la penso così; cosa possiamo fare per cambiare le cose?”.
Così, ogni sera, quando Pietro chiudeva le finestre e si ritirava in casa, ognuno di loro metteva, di nascosto, un piccolo dono dietro la porta: una volta una pallina per far giocare Bobby, oppure un osso da far rosicchiare al cucciolo; un’altra volta un vaso di margherite gialle per abbellire il giardino di casa; oppure un dolce per la colazione della mattina successiva e così via dicendo.
Pietro prendeva quei regali e si chiedeva chi mai li mettesse dietro la sua porta; fin quando, una sera, si nascose dietro la finestra e vide che i bambini, piano piano, zitti zitti, depositavano qualcosa sull’uscio.




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Dedicato a tutti i bambini che credono nell'amicizia

In un luogo lontano lontano, ma molto lontano, vicino ad un bosco fitto di alberi verdi e altissimi, sorgeva un paesino piccolo piccolo che si chiamava Happy Place.













Come dice il nome stesso, era un luogo felice, dove gli abitanti vivevano serenamente, in pace tra loro; si conoscevano tutti e, soprattutto, tutti ma proprio tutti erano amici e si volevano un mondo di bene.
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